Google AI Overview: come cambia il digitale tra SEO, ADV e Content Marketing

Perché la nuova Google AI Overview cambia la visibilità online

Hai mai pensato a come cambieranno le regole del gioco quando l’intelligenza artificiale inizierà a generare direttamente le risposte nei motori di ricerca? Se fino a poco tempo fa questo scenario poteva sembrare remoto, oggi è già realtà.

Nel maggio 2023, durante Google I/O, la conferenza annuale dedicata agli sviluppatori e agli innovatori digitali, è stata presentata una novità destinata a cambiare profondamente il modo in cui accediamo alle informazioni: Google AI Overview. Grazie all’intelligenza artificiale generativa, questa funzionalità fornisce risposte sintetiche e contestualizzate direttamente nella SERP, riducendo la necessità di cliccare su altri risultati. Dopo i primi test negli Stati Uniti, dal 26 marzo 2025 è ufficialmente disponibile anche in Italia.

Stiamo parlando di un’innovazione che non rappresenta soltanto un aggiornamento tecnico, ma un vero e proprio cambio di paradigma: le aziende dovranno affrontare nuove sfide e cogliere opportunità inedite per mantenere la loro visibilità online e preservare un dialogo efficace con il proprio pubblico.

In questo articolo analizziamo, insieme ai nostri esperti, l’impatto di AI Overview su SEO, Advertising e Content marketing, offrendo una lettura strategica e operativa per chi desidera restare competitivo nel nuovo ecosistema digitale.

Cos’è Google AI Overview e in che modo rappresenta una svolta per la ricerca

Come accennato, attraverso modelli avanzati di intelligenza artificiale generativa, questo sistema è in grado di elaborare e restituire risposte complesse e dettagliate direttamente nella SERP posizionandole in modo preminente al di sopra dei tradizionali risultati di ricerca.

A differenza delle precedenti modalità di ricerca, la AI Overview non si limita a indicare link utili, ma sintetizza le informazioni estrapolate dalle fonti considerate più autorevoli, restituendo una risposta immediata e contestualizzata alle query di ricerca. Inoltre, ogni overview può includere citazioni e collegamenti ipertestuali alle fonti, per un’esperienza di consultazione ancora più fluida e veloce.

Per gli utenti, questo si traduce in un salto di qualità nell’accesso all’informazione; per le aziende e i brand, d’altra parte, questa nuova dinamica rappresenta un’occasione di crescita in vari settori.

L’impatto sull’ottimizzazione SEO: come adeguarsi all’intelligenza artificiale

L’arrivo di AI Overview ha introdotto, com’è facile immaginare, un cambiamento profondo nel modo di interpretare e gestire la SEO. Oggi non è più sufficiente, infatti, puntare al classico posizionamento tra i primi risultati organici, ma diventa essenziale ottimizzare i contenuti affinché siano riconosciuti e selezionati direttamente dall’intelligenza artificiale.

Per aumentare le possibilità di essere scelti come fonte e ottenere un posto in questo spazio privilegiato, i contenuti devono rispondere a requisiti sempre più specifici. Ecco i principali:

  • Esaustività e chiarezza. Le pagine che emergono nella Overview sono spesso organizzate con heading gerarchici, paragrafi brevi e chiari, elenchi puntati e un linguaggio naturale, vicino a quello usato dagli utenti.
  • Uso dei dati strutturati (Schema markup). Implementare dati strutturati (soprattutto per FAQ, How-To, articoli) aiuta Google a comprendere meglio il contenuto e a estrarre risposte significative.
  • E-E-A-T come riferimento. L’esperienza, la competenza, l’autorevolezza e l’affidabilità delle fonti sono più rilevanti che mai. Curare il profilo del sito e degli autori diventa un investimento di valore.
  • Ottimizzazione per l’esperienza utente. Una buona user experience, specialmente da mobile, e tempi di caricamento rapidi rimangono fattori decisivi anche per i contenuti AI.
  • Organizzazione orientata alle risposte. Le sezioni FAQ, i glossari e i contenuti organizzati in forma di domande e risposte sono tra i più efficacemente riconosciuti e citati.

Adattare le strategie SEO a queste nuove dinamiche significa non solo mantenere la visibilità, ma anche rafforzare la propria brand reputation

ADV e AI Overview: cosa cambia per chi investe in visibilità a pagamento

Cosa succede, invece, per quanto riguarda l’advertising?

Al momento la nuova modalità AI Overviews si attiva raramente per ricerche con puro intento commerciale (ad esempio “scarpe da uomo online”), la SERP pertanto mantiene ad oggi il consueto approccio a cui siamo abituati, costituito dal mix annunci a pagamento, spesso posizionati nella parte più alta della pagina, e risultati di tipo organico. Tra gli esperti di marketing è comunque aperto il dibattito sull’impatto che questa nuova modalità di ricerca potrebbe avere, anche indirettamente, sul CTR (Click Through Rate) e sul CPA (Costo per Acquisizione) delle campagne. 

Secondo uno studio di Seer Interactive, quando una AI appare nei risultati di ricerca, il CTR degli annunci sponsorizzati subisce una diminuzione significativa. In particolare, il CTR degli annunci sponsorizzati passa dal 21,27% al 9,87% in presenza di AI Overview.

Ciò può essere attribuito al fatto che l’AI fornisce risposte sintetizzate alle query degli utenti, riducendo la necessità di fare clic su altri risultati, inclusi gli annunci sponsorizzati. Anche se questa nuova funzionalità non è direttamente associata agli annunci commerciali, la presenza dei box overview nei risultati di ricerca organici può comunque influenzare l’intero comportamento di ricerca degli utenti.

D’altra parte, l’inclusione di un link come fonte in un risultato generato dall’AI può influenzare anche positivamente il CTR, suggerendo che la visibilità all’interno di questi riassunti può aumentare la fiducia degli utenti e, di conseguenza, le probabilità di clic sugli annunci correlati. 

In risposta a queste dinamiche Google sta testando (solo negli Stati Uniti e per chi ha accesso al programma Labs), l’inserimento di annunci a pagamento anche nei posizionamenti di AI Overviews. Questo nuovo formato pubblicitario potrebbe rappresentare un importante cambiamento nel modo in cui gli annunci sponsorizzati vengono integrati nei risultati di ricerca di Google. Se confermato, potrebbe fornire, infatti, nuove opportunità per le aziende, permettendo loro di posizionare i propri annunci direttamente nel flusso informativo generato dall’intelligenza artificiale.

Durante il periodo di test, sarà fondamentale monitorare come questa nuova forma di pubblicità influenzi le metriche di performance. 

Per gli inserzionisti, prepararsi a questi scenari significa anticipare i cambiamenti e adattare le campagne a una nuova logica di interazione utente. Inoltre, sarà fondamentale integrare le strategie di SEO e ADV in un’unica visione. Solo così le aziende potranno presidiare efficacemente ogni canale e continuare a generare valore in un ecosistema digitale sempre più guidato dall’AI.

Content Marketing e Blogging aziendale: un nuovo ruolo strategico nell’era AI

Sul piano dei contenuti, per i brand che vi investono questa è l’occasione per fare un salto qualitativo. L’AI Overview cambia, infatti, il Corporate Blog: da semplice spazio informativo, diventa un touchpoint strategico che dialoga con l’intelligenza artificiale.

Ecco, a tal proposito, le principali strategie da adottare:

  1. Contenuti selezionabili, non solo informativi. Servono testi capaci di rispondere con chiarezza a domande complesse, usando un tono autorevole e naturale.
  2. Blog come leva E-E-A-T. Case study, testimonianze, analisi basate su dati reali sono strumenti potenti per dimostrare competenza e fiducia.
  3. Focus su contenuti evergreen. Investire in contenuti longevi e tematici significa avere più chance di essere riconosciuti nel tempo dall’AI.
  4. Ottimizzazione AI-friendly. È consigliabile adottare strutture modulari, heading ordinati e contenuti facilmente leggibili per l’algoritmo.
  5. Il blog come hub di fiducia. Anche con minor traffico diretto, essere riconosciuti come fonte da parte dell’AI rafforza il posizionamento del brand.
  6. Esperienze non replicabili. L’AI riassume, ma non può sostituire il fattore umano. I contenuti esperienziali, soggettivi, raccontati con una voce autentica, costituiscono comunque un vantaggio competitivo.

Il Content marketing, oggi più che mai, è un ponte tra azienda e AI: chi saprà costruirlo con cura avrà più opportunità di emergere.

AI e nuovi comportamenti: perché serve ripensare l’approccio

Tra le altre novità che Google sta testando in tema di intelligenza artificiale c’è anche AI MODE, una modalità di ricerca interattiva che si avvicina all’esperienza di ChatGPT, ma che viene integrata direttamente nel motore di ricerca.

Questa nuova “vista”, raggiungibile dalla barra menu di Google (disponibile tra le opzioni che conosciamo come immagini, video, ecc.) permette di fare ricerche sul web dialogando in modo ancora più naturale con l’intelligenza artificiale di Google. Si apre, infatti, una schermata dedicata all’interazione con l’AI. Questa modalità sfrutta il modello Gemini 2.0, consentendo agli utenti di porre domande complesse e ottenere risposte AI generate, complete di link utili e la possibilità di fare domande di approfondimento. AI MODE è particolarmente utile per esplorare concetti nuovi, confrontare opzioni dettagliate o affrontare argomenti che richiedono ragionamenti articolati. Al momento, l’accesso a questa modalità è limitato agli utenti statunitensi abbonati a Google One AI Premium, attraverso la piattaforma Search Labs, ma presto potrebbe essere disponibile anche in altri Paesi.

E ciò implicherà che il contenuto aziendale debba non solo rispondere, ma dialogare, anticipare i bisogni e restituire valore in tempo reale agli utenti.

Come possiamo aiutarti a restare visibile nel nuovo ecosistema AI-driven

Come abbiamo visto, i cambiamenti all’orizzonte sono molti e, in particolare, l’arrivo di Google AI Overview segna proprio l’inizio di una nuova era. Solo chi saprà interpretare le nuove logiche e costruire contenuti “AI-ready” avrà un vantaggio competitivo duraturo.

Noi di MGvision affianchiamo le aziende in questo cambiamento epocale con un approccio concreto e umano, offrendo una consulenza personalizzata che integra:

  • Analisi strategica del posizionamento digitale per comprendere come migliorare la presenza in rete.
  • Ottimizzazione SEO e dei contenuti orientata alla selezione AI Overview e alla massima rilevanza informativa.
  • Integrazione di strategie SEO, Content marketing e Advertising per presidiare ogni fase del percorso dell’utente.
  • Formazione e affiancamento personalizzato per sviluppare competenze interne e affrontare il futuro con consapevolezza.

Essere visibili online oggi non è più solo questione di ranking: è rilevanza nel contesto dell’intelligenza artificiale e il nostro obiettivo è accompagnarti passo dopo passo, trasformando l’AI in una leva per consolidare la tua presenza online e per costruire un legame ancora più solido con i tuoi clienti.

Contattaci per saperne di più o vieni a trovarci nella nostra sede di Roma.

Come l’AI sta cambiando il marketing e quali sono le opportunità per le aziende italiane

Innovare senza snaturarsi: l’AI come opportunità per crescere

Viviamo un momento in cui innovazione tecnologica e trasformazione digitale si intrecciano profondamente con le strategie di impresa. In questo scenario in continua evoluzione, l’intelligenza artificiale (AI) si sta affermando come una leva concreta e già operativa, in grado di cambiare il modo in cui le aziende comunicano, pianificano e crescono.

Non si tratta più di una tecnologia emergente, ma di uno strumento ormai presente che sta generando un forte impatto in molti settori, marketing incluso. Dall’ottimizzazione dell’interazione con i clienti alla personalizzazione dei contenuti, fino all’automazione dei processi decisionali, le applicazioni dell’AI stanno riscrivendo le regole del gioco. E questo vale anche per le imprese italiane, che oggi hanno l’opportunità di sfruttare questi strumenti per affrontare con più sicurezza le sfide della competitività globale.

Dal digitale all’esperienziale: i settori chiave che l’AI sta già trasformando

Uno degli ambiti in cui l’intelligenza artificiale ha già cambiato le abitudini aziendali è l’e-commerce.
Piattaforme come Amazon o Shopify, ad esempio, utilizzano da tempo sistemi di raccomandazione automatica basati su AI che analizzano in tempo reale il comportamento di acquisto degli utenti. Questo permette di proporre offerte personalizzate, con un effetto diretto sull’aumento delle conversioni. In Italia, queste soluzioni stanno diventando sempre più diffuse, soprattutto nelle aziende più strutturate e tecnologicamente innovative.

Il tema della personalizzazione si estende anche al customer service: molti operatori internazionali stanno adottando chatbot intelligenti per classificare automaticamente le richieste dei clienti e rispondere in modo tempestivo. Il risultato? Processi operativi efficienti, tempi di attesa ridotti e una customer experience decisamente migliorata. Parliamo di strumenti che, nel contesto italiano, sono ancora alle prime armi, circoscritti ai settori più digitalizzati come il turismo, il commercio al dettaglio e i servizi online.

Il potenziale dell’AI però non si ferma qui. Anche in ambito sanitario si stanno sperimentando soluzioni basate sull’analisi predittiva dei dati. È il caso di IBM Watson Health, una piattaforma basata su intelligenza artificiale sviluppata per analizzare grandi quantità di dati clinici, confrontarli con casi medici noti e supportare i professionisti nella diagnosi precoce di diverse patologie. Sebbene l’adozione in Italia sia ancora sperimentale, sono già attivi progetti in alcune strutture ospedaliere e universitarie. Si tratta di un campo in forte evoluzione che potrebbe portare a miglioramenti tangibili nella prevenzione e nella qualità delle cure.

AI e marketing: meno tempo operativo, più valore strategico

La trasformazione portata avanti dall’AI è inoltre particolarmente visibile nel marketing, dove uno degli impatti più evidenti riguarda la creazione dei contenuti.
Strumenti come Chat GPT, Jasper, Copy.ai o Writesonic permettono oggi di generare testi di qualità — descrizioni prodotto, post social, e-mail — in pochi minuti.

Questo non significa sostituire la creatività umana, ma affiancarla e supportarla

I professionisti possono partire da un contenuto generato dall’AI e poi adattarlo al tono di voce, alla brand identity e agli obiettivi di comunicazione. In questo modo si riduce il tempo operativo e si liberano risorse da destinare ad attività più strategiche.

Come sfruttare l’analisi predittiva per anticipare i trend e migliorare le strategie

Un’altra area chiave in cui l’AI è intervenuta in modo prepotente è l’analisi predittiva, che consente di trasformare i dati in intuizioni utili per il business.

Grazie a modelli di machine learning, le aziende possono identificare pattern ricorrenti nei comportamenti dei clienti e prevedere così quali saranno i futuri trend. Alcune grandi catene retail, ad esempio, utilizzano l’AI per pianificare il riassortimento dei prodotti, basandosi su dati di stagionalità, performance di vendita e ricerche online. Questo consente di ottimizzare la logistica, ridurre gli sprechi e migliorare il ROI delle campagne promozionali.

Per le imprese italiane, queste tecnologie offrono uno strumento concreto per monitorare i competitor, migliorare la pianificazione e prendere decisioni più mirate, anche in mercati in rapida evoluzione.

SEO e Intelligenza Artificiale: strategie data-driven per aumentare la visibilità

Accanto a contenuti e dati, un altro ambito profondamente influenzato dall’AI è la Search Engine Optimization (SEO). Le piattaforme basate sull’intelligenza artificiale, infatti, permettono di:

  • analizzare volumi elevati di query
  • individuare keyword strategiche
  • comprendere l’intento di ricerca degli utenti
  • suggerire azioni di ottimizzazione mirate

Strumenti come SurferSEO, Semrush e Alli AI supportano le aziende nella creazione di contenuti più rilevanti per i motori di ricerca, migliorando visibilità organica, traffico e performance complessiva.

Ma il panorama SEO sta per affrontare una trasformazione ancora più profonda, guidata da Google.

Google AI Overview: il futuro delle SERP è già iniziato

Una novità importante è rappresentata da Google AI Overview, una nuova modalità di risposta alle ricerche degli utenti che sfrutta l’AI generativa per sintetizzare contenuti e fornire risultati direttamente in SERP. Come anticipato, si tratta di un aggiornamento che avrà importanti implicazioni su diversi fronti, tra cui:

  • SEO: per essere visibili, oltre a comparire in prima pagina, bisognerà ottimizzare i contenuti anche per apparire in AI Overview.
  • Strategia di contenuto: i contenuti dovranno diventare più informativi, chiari e completi, superando il semplice uso tattico delle keyword.
  • Advertising: Google sta testando l’integrazione degli annunci direttamente negli AI Overviews, una novità che potrebbe ridurre il CTR degli annunci tradizionali ma aprire nuove opportunità di visibilità nel flusso informativo generato dall’AI.

Un percorso possibile, non un salto nel vuoto

Sappiamo bene che molte aziende italiane, in particolare quelle con una forte identità relazionale e culturale, guardino all’AI con diffidenza. Ed è comprensibile: non è una transizione da affrontare con leggerezza. Ma l’intelligenza artificiale non sostituisce l’intelligenza umana, semmai la potenzia.

Come abbiamo visto, grazie a strumenti capaci di raccogliere, analizzare e interpretare i dati in modo automatico, l’AI permette di prendere decisioni più consapevoli e rapide, rispondere alle esigenze dei clienti in tempo reale, anticipare trend di mercato, ottimizzare i costi e migliorare le performance in modo misurabile. Un esempio pratico? Pensiamo a Netflix che, grazie all’uso combinato di dati comportamentali e AI, è in grado di generare trailer dinamici personalizzati su larga scala, basati sui gusti del singolo utente.

E non è tutto. L’automazione dei task operativi — dall’e-mail marketing alle inserzioni dinamiche — consente ai team interni di concentrarsi su ciò che davvero fa la differenza: creatività, strategia e relazioni.

Quindi, come guardare al futuro del marketing e dell’AI con consapevolezza?

L’AI non è solo una tecnologia: è una leva strategica per affrontare mercati sempre più dinamici, internazionali e competitivi. Ma ogni azienda ha un punto di partenza diverso e ogni percorso va costruito su misura, con gradualità, metodo e visione.

In MGvision supportiamo le aziende italiane in questo passaggio con un approccio analitico, consulenziale e personalizzato.
Partiamo sempre dall’ascolto, per poi analizzare il contesto e progettare insieme soluzioni scalabili, concrete e sostenibili, coerenti con l’identità e gli obiettivi dell’impresa.

Affidarsi a noi significa avere al fianco un team in grado di:

  • Analizzare i tuoi processi digitali e identificare i punti in cui l’AI può portare efficienza, risparmio o crescita;
  • Mappare le opportunità nel marketing: dalla content automation alla SEO predittiva, fino all’ottimizzazione delle campagne;
  • Integrare strumenti basati su AI (come CRM intelligenti, generazione di contenuti, predictive analytics) in modo personalizzato, senza stravolgere il tuo modello di business;
  • Formare il tuo team, con un approccio orientato al trasferimento di competenze e all’autonomia;
  • Monitorare i risultati con KPI chiari, così che ogni passo sia misurabile e sostenibile.

Se stai valutando come integrare l’intelligenza artificiale nel marketing, possiamo aiutarti a farlo in modo consapevole e, soprattutto, efficace.
Contattaci per scoprire come rendere l’AI una risorsa al servizio della tua strategia.

Studio del naming e del logo: ecco come si costruisce la brand identity

Perché lo studio del naming e del logo può contribuire al successo di un brand

Come nasce un brand memorabile? Tutto inizia dallo studio del naming e del logo, elementi essenziali per definire l’identità di un’azienda e renderla riconoscibile nel mercato. Il nome e l’immagine visiva che lo accompagnano non sono, infatti, semplici dettagli, ma strumenti strategici che influenzano la percezione del pubblico, differenziano il marchio dalla concorrenza e creano un legame emotivo con i consumatori.

Trovare il giusto equilibrio tra creatività e strategia è quindi fondamentale per costruire un’identità solida e coerente: il nome deve esprimere i valori dell’azienda e trasmettere un messaggio chiaro, mentre il logo deve rafforzarne l’impatto visivo e facilitarne la memorizzazione. Un brand ben progettato, d’altronde, attira l’attenzione e allo stesso tempo comunica autorevolezza e affidabilità, ponendo le basi per un rapporto di fiducia con il pubblico.

Ma come si sviluppano un naming e un logo realmente efficaci? Quali elementi vanno considerati per garantire che siano in linea con la mission dell’azienda e siano capaci di posizionarla correttamente? Sebbene non esista una regola valida per tutti, il marketing fornisce indicazioni preziose per costruire un’identità forte e distintiva. Scopriamole insieme.

Dall’idea al brand! Come scegliere il nome e il logo giusti

La prima azione da compiere è definire l’identità e i valori del brand, mentre il passo successivo è trasformarli in un nome e in un’immagine visiva capaci di rappresentarli al meglio. Lo studio del naming inizia, in particolare, con la redazione di un naming brief, un documento essenziale in cui vengono delineati gli elementi chiave del marchio: mission, vision, posizionamento e target di riferimento. Questo passaggio è fondamentale per individuare la personalità e il tono di voce più adatto a comunicarla in modo efficace, spesso prendendo ispirazione dagli archetipi narrativi, strumenti potenti per costruire un’identità autentica e riconoscibile.

Una volta stabiliti questi punti, si può dare spazio alla creatività e iniziare a riflettere sulle caratteristiche che il nome dovrebbe avere. Deve essere descrittivo o evocativo? Giocoso o istituzionale? Meglio un termine reale o una parola inventata? Per rendere il processo più semplice, si possono identificare dei gruppi di parole e concetti che rappresentano l’essenza del brand, in modo da trovare termini e riferimenti adatti a comunicarne l’identità e a rafforzarne la posizione nel mercato.

In generale, un naming efficace dovrebbe essere:

  • originale, per distinguersi dalla concorrenza e risultare unico nel mercato;
  • breve e immediato, così da essere ricordato con facilità;
  • coerente con il brand, ovvero rispecchiare la sua storia, i suoi valori e il settore di appartenenza;
  • facile da pronunciare e dal suono armonioso, per favorire la diffusione e la memorizzazione;
  • evocativo, cioè capace di suscitare immagini ed emozioni positive nei consumatori.

Tuttavia, la scelta di un nome non è l’ultimo step del processo. Prima di adottarlo ufficialmente, è necessario condurre una ricerca di mercato per verificare che non esistano competitor con nomi simili, evitando il rischio di creare confusione tra i clienti. È altrettanto importante controllare la disponibilità del dominio web e dei profili social corrispondenti, elementi essenziali per costruire una forte presenza online. Inoltre, per testarne l’efficacia, si possono raccogliere feedback attraverso sondaggi o focus group, coinvolgendo direttamente il target di riferimento.

Solo dopo aver superato queste fasi, si può procedere alla registrazione del marchio e all’acquisto del dominio, assicurandosi che il brand abbia una base solida su cui costruire la propria identità nel mercato. Un naming e un logo ben studiati non sono solo un biglietto da visita, ma una leva strategica per distinguersi, comunicare autorevolezza e lasciare un’impronta duratura nella mente dei consumatori.

Brand naming: ecco l’esempio dei grandi marchi

Giochi di parole, troncature, errori ortografici voluti, le tecniche da cui partire per creare un brand naming possono essere davvero molte, eccone alcune utilizzate dalle grandi aziende:

  • Analogie, neologismi, metafore. Parole inventate, anche derivate da altre possono diventare termini comuni, è il caso di Twitter, Pixar, Adidas o Kodak.
  • Vocaboli già esistenti o presenti nel linguaggio comune. Apple e Svelto sono due grandi esempi, ma c’è anche WhatsApp, che nasce dal colloquiale “What’s up?”.
  • Unione di parole. Microsoft nasce dall’unione di “micro” e “software”, e così anche  Facebook e YouTube.
  • Origine mitologica. Pandora si ispira al famoso vaso della mitologia greca, Nike invece alla dea della vittoria. 
  • Parole straniere. Perfetto per un nome dal carattere internazionale come Shopify che combina i termini “shop” e “simplify” per far capire che “rende più semplice lo shopping online”.
  • Parole onomatopeiche. Sono più semplici da memorizzare, pensiamo a Tic Tac, BlaBlaCar, TikTok, Crick Crock.
  • Acronimi o sigle. Poche lettere che si ricordano bene, è il caso di H&M, LG, BMW.
  • Nomi di luoghi. Pensiamo ad esempio a Nokia, Philadelphia, Zara.
  • Nomi di persona. Scelta tanto semplice quanto vincente, è piuttosto comune nel settore della moda, per esempio Gucci, Valentino, Armani, ma non solo. Per citare altri grandi brand, Ford, McDonald’s, Walt Disney.
  • Frasi brevi. Il nome di un brand può essere anche una frase, come Quattro Salti in Padella o Victoria’s Secret.

Consigli utili ed errori da evitare quando si sceglie il nome di un brand

Definire un brand naming efficace non è solo una questione di creatività, ma anche di strategia. Tuttavia, nella ricerca del nome perfetto, è facile incappare in errori che ne riducono l’efficacia e ne compromettono la longevità.

Ecco alcuni cose da evitare per non penalizzare il brand fin dalla sua nascita:

  • Nomi troppo complessi o difficili da pronunciare. Se il pubblico fatica a ricordare un nome o  a pronunciarlo correttamente, il rischio è che il marchio venga ignorato o frainteso.
  • Termini con connotazioni negative. Alcune parole possono avere significati poco appropriati in altre lingue o culture, creando problemi in caso di espansione internazionale.
  • Seguire una moda passeggera. I trend cambiano rapidamente e un nome che oggi sembra attuale potrebbe risultare obsoleto in pochi anni, rendendo necessario un rebranding.
  • Scegliere un nome troppo simile a quello di un altro brand. Anche se appartiene a un settore diverso, la somiglianza può generare confusione nei consumatori e creare difficoltà nel posizionamento online, penalizzando le strategie SEO.

Un nome di successo è quello che resiste al tempo, si distingue dai competitor e riflette in modo autentico i valori del brand. Evitare questi errori aiuta a costruire un’identità forte e duratura, in grado di affermarsi nel mercato con coerenza e riconoscibilità.

Dai un’identità unica al tuo brand con MGvision!

A questo punto avrai compreso che la scelta del naming richiede pianificazione e metodo. Non esiste un’unica formula vincente, ma il nome giusto è quello che rappresenta al meglio la tua azienda o il tuo prodotto, comunicando i valori del brand e supportando gli obiettivi di business. 

In MGvision, trasformiamo la tua idea in un brand forte e riconoscibile attraverso un processo strutturato e strategico e costruiamo una strategia di marketing su misura per rafforzare la tua posizione sul mercato e massimizzare la tua visibilità online. Non lasciare che il tuo brand passi inosservato. Contattaci o vieni a trovarci nella nostra sede di Roma per costruire insieme un’identità di marca autentica e di impatto.

I vantaggi del marketing sostenibile per le aziende green

Le scelte responsabili dei brand! Cos’è il marketing sostenibile e come metterlo in atto

Negli ultimi anni, la sostenibilità è diventata una delle priorità nel mondo del business, arrivando a influenzare profondamente le strategie aziendali e le decisioni di acquisto dei consumatori. La crescente consapevolezza ambientale e sociale ha infatti spinto i brand a ripensare il proprio approccio al mercato, andando oltre la semplice promozione di prodotti eco-friendly.
In questo contesto, assume un ruolo centrale un nuovo modo di fare marketing, conosciuto come marketing sostenibile, un approccio basato su trasparenza, responsabilità e creazione di valore a lungo termine, che integra principi etici e attenzione all’ambiente in ogni fase della comunicazione e dell’offerta aziendale.

Ma questa visione è davvero un vantaggio competitivo oppure rischia di ridursi a una strategia di comunicazione senza sostanza?

La risposta sta nell’evoluzione delle aspettative dei consumatori. In particolare, la Generazione Z, che entro il 2030 rappresenterà il 27% del reddito globale, non si accontenta più di slogan o iniziative sporadiche: richiede coerenza, trasparenza e azioni concrete. Il consumo, infatti, non è più solo un atto d’acquisto, ma una scelta consapevole, un’affermazione di valori e identità.

D’altro canto, per le aziende, adottare un approccio responsabile significa non solo rispondere a questa domanda crescente, ma anche costruire una reputazione solida e distinguersi in un mercato sempre più competitivo. Chi saprà integrare concretamente i principi della sostenibilità nel proprio modello di business potrà ottenere un vantaggio duraturo, fidelizzando clienti sempre più attenti ed esigenti.

Come trasformare la sostenibilità in un valore di brand

Integrare la sostenibilità nel marketing aziendale non significa limitarsi a lanciare prodotti eco-friendly, ma ripensare l’intero modello di business affinché l’impegno ambientale diventi un elemento fondante dell’identità del brand. La scelta di un approccio responsabile risponde infatti a molteplici esigenze: da un lato, intercettare una domanda di mercato in forte crescita; dall’altro, distinguersi e contribuire concretamente alla tutela dell’ambiente.

Secondo una ricerca sulle decisioni di acquisto condotta da Accenture del 2019, il 49% dei consumatori pone particolare attenzione alla salute e alla sicurezza dei prodotti, mentre il 37% considera il loro impatto ambientale. Inoltre, il 72% ha già adottato prodotti eco-friendly e l’81% intende aumentare il consumo di soluzioni sostenibili in futuro.

Per rispondere a questa trasformazione del mercato, le aziende possono avviare quindi diverse iniziative, tra cui:

  • ridurre le emissioni nocive nei processi produttivi;
  • sviluppare prodotti riciclabili e sostenibili;
  • utilizzare materiali riciclati per il packaging;
  • gestire responsabilmente i rifiuti e ridurre il consumo energetico;
  • limitare dell’uso della plastica;
  • sostenere progetti ambientali e associazioni green;
  • promuovere campagne di sensibilizzazione per educare i consumatori;
  • ottenere certificazioni che attestano l’impegno verso la sostenibilità.

Il rischio del greenwashing: quando la sostenibilità diventa solo facciata

Integrare la sostenibilità nelle strategie aziendali, come accennato, tuttavia non è solo una scelta etica, ma un vero e proprio vantaggio competitivo. Un impegno autentico in questa direzione consente di rafforzare la brand identity, di emergere nel mercato e aumentare le vendite. Affinché questi benefici si concretizzino, però, la sostenibilità deve essere un valore reale e coerente, non solo un espediente di marketing.

Un’azienda che comunica il proprio impegno ambientale in modo poco trasparente o, peggio, in contraddizione con le proprie azioni rischia di minare la propria reputazione e perdere credibilità. La minaccia più grande è per esempio essere accusati di greenwashing, ovvero di ingannare i consumatori facendo apparire l’azienda più sostenibile di quanto sia realmente. In un’epoca in cui il pubblico è sempre più attento e informato, un messaggio incoerente o fuorviante può trasformarsi in un danno irreparabile per l’immagine aziendale.

Un caso emblematico è quello di Volkswagen, coinvolta nel 2015 nel cosiddetto Dieselgate. L’azienda aveva falsificato i dati sulle emissioni dei propri veicoli per far credere che fossero più ecologici di quanto fossero realmente. La scoperta della frode ha avuto conseguenze disastrose: un grave danno di immagine, il crollo delle vendite e una perdita economica di circa 30 miliardi di euro, tra risarcimenti e sanzioni.

Questo episodio dimostra quanto sia rischioso per un brand costruire una narrazione ambientale priva di basi concrete. La sostenibilità non può essere solo uno slogan: deve tradursi in azioni tangibili, trasparenti e verificabili. Solo così le aziende possono ottenere la fiducia dei consumatori e trasformare il proprio impegno ambientale in un valore distintivo e duraturo.

Case study: esempi virtuosi di marketing sostenibile

A questo proposito, le aziende che sono state capaci di integrare con successo politiche sostenibili nelle proprie strategie di business sono diverse. 

L’esperienza dimostra che tali imprese sono riuscite a trasformare il loro impegno verso l’ambiente in un punto di forza che le ha rese più competitive e ne ha aumentato il valore agli occhi dei consumatori.

Ecco qualche esempio:

  • IKEA. Il colosso dell’arredamento svedese ha dichiarato che entro il 2030 intende avere un impatto positivo sul clima. Sul suo sito ha pubblicato un “report per la sostenibilità” in cui elenca in punti il suo impegno e i progressi fatti. Attraverso i suoi prodotti, come rubinetti antigoccia o lampadine a basso consumo, IKEA promuove la riduzione degli sprechi. La pratica del riuso è evidente anche grazie all’Angolo della circolarità presente in tutti gli store dove si possono vendere o acquistare mobili di seconda mano. Grazie al servizio Componenti di Ricambio, che offre appunto pezzi di ricambio, è stata prolungata inoltre la vita media dei prodotti. L’azienda è infine impegnata nella lotta allo spreco alimentare all’interno delle sue attività di ristorazione. 
  • Mulino Bianco. Il brand del gruppo Barilla ha costruito la propria identità sulla genuinità e sul rispetto per l’ambiente, rendendo la sostenibilità un pilastro strategico del suo marketing. Uno dei progetti più rilevanti è il Mulino delle Meraviglie, un’iniziativa di educazione ambientale volta a sensibilizzare i consumatori sulla provenienza delle materie prime e sulle pratiche agricole sostenibili. L’azienda collabora con oltre 1.500 aziende agricole italiane per garantire l’adozione di metodi di coltivazione a basso impatto ambientale, riducendo l’uso di pesticidi e ottimizzando le risorse idriche. Inoltre, Mulino Bianco si è impegnata a ridurre le emissioni di CO₂, adottando impianti di produzione alimentati da energie rinnovabili e migliorando l’efficienza logistica per ridurre gli sprechi. Anche il packaging gioca un ruolo centrale nella strategia di sostenibilità del brand: gran parte degli imballaggi è riciclabile al 100%, con un progressivo abbandono della plastica tradizionale a favore di materiali biodegradabili o derivati da fonti rinnovabili.
  • Patagonia. Il marchio di abbigliamento outdoor è un caso esemplare di brand activism, infatti non si è limitata negli anni a ridurre il proprio impatto ambientale, ma promosso attivamente campagne di sensibilizzazione e sostenuto cause ambientaliste con azioni concrete.Uno degli aspetti più distintivi della strategia di Patagonia è il suo modello di produzione circolare. L’azienda incoraggia i consumatori a riparare, riciclare e riutilizzare i propri capi anziché acquistarne di nuovi, attraverso iniziative come il programma Worn Wear, che offre riparazioni gratuite e la possibilità di rivendere capi usati. Questo approccio riduce la produzione di rifiuti e allunga il ciclo di vita dei prodotti, contrastando il fenomeno del fast fashion. Il brand statunitense si distingue anche per le sue prese di posizione nette in ambito ambientale e politico. Nel 2018, l’azienda ha donato l’intero importo del proprio credito d’imposta (10 milioni di dollari) a organizzazioni impegnate nella lotta ai cambiamenti climatici. Inoltre, ha lanciato diverse campagne di attivismo, come “Don’t Buy This Jacket”, un’iconica pubblicità che invitava i consumatori a riflettere sull’impatto ambientale del consumismo e a fare acquisti più consapevoli. Anche la filiera produttiva segue standard rigorosi: vengono utilizzati materiali riciclati, cotone biologico certificato e processi di tintura a basso impatto. L’azienda è inoltre membro della Fair Trade Certified™ e garantisce condizioni di lavoro etiche per i propri fornitori.

Affidati a MGvision per sostenere la tua svolta green!

Come abbiamo visto, la sostenibilità è ormai un elemento chiave per le aziende che vogliono evolversi e stare al passo con i tempi. Un approccio consapevole e ben strutturato non solo riduce l’impatto ambientale, ma rafforza la reputazione del brand e apre nuove possibilità di crescita nel mercato.

Per trasformare questi principi in risultati concreti, è fondamentale definire una strategia efficace, partendo dall’analisi del target e delle sue preferenze verso i prodotti eco-friendly. In MGvision, ti aiutiamo a costruire un’identità di brand coerente con i tuoi valori, sviluppando un messaggio autentico e strategie di comunicazione mirate.

Il nostro team di professionisti ti supporterà nell’ottimizzazione del posizionamento, nella scelta dei canali più adatti e nella creazione di uno storytelling vincente, capace di valorizzare il tuo impegno ambientale e differenziarti dalla concorrenza. Grazie a un approccio basato su dati concreti, potrai raggiungere un pubblico più ampio e ottenere risultati misurabili.

Se la tua azienda è pronta a intraprendere la sua svolta green, vieni a trovarci nella nostra sede di Roma, oppure contattaci per approfondire!

Marketing autentico: cosa può imparare l’Italia dal modello americano?

Perché puntare sul marketing autentico per distinguersi online e anticipare le tendenze

Immagina di entrare in un negozio per chiedere informazioni su un prodotto, se il venditore si limitasse a ripeterti frasi preconfezionate e slogan pubblicitari invece di fornirti delle risposte personalizzate sulla base delle tue esigenze, probabilmente usciresti senza acquistare nulla e ti rivolgeresti ad un altro shop.

Nel contesto digitale, accade esattamente lo stesso. I consumatori non vogliono più essere destinatari passivi di messaggi impersonali e costruiti esclusivamente per vendere. Cercano brand che sappiano comunicare in modo sincero, che condividano valori reali e che dimostrino coerenza tra ciò che dichiarano e ciò che fanno.

Negli Stati Uniti, il marketing autentico è già un fattore determinante per la reputazione aziendale. Le imprese di successo non si limitano più a promuovere prodotti o servizi, ma costruiscono narrazioni credibili, instaurano relazioni trasparenti e adottano strategie orientate alla fiducia.

Anche in Italia, questo approccio sta diventando una leva competitiva fondamentale ed è facile immaginare che le aziende che sapranno abbracciare il cambiamento con strategie di marketing sempre più autentiche e trasparenti, riusciranno a posizionarsi in modo più solido nel mercato globale.

Il valore del transparent marketing per le aziende di oggi

Se il marketing autentico è il fondamento della fiducia tra brand e consumatori, la trasparenza ne rappresenta il naturale complemento. Un’azienda che comunica in modo chiaro e onesto non solo rafforza la propria credibilità, ma riduce le barriere che spesso ostacolano la relazione con il pubblico.

Negli ultimi anni, la crescente diffusione di fake news e deepfake ha contribuito ad alimentare un senso di diffidenza nei confronti dei contenuti digitali. I consumatori sono sempre più attenti e selettivi: vogliono sapere da chi acquistano, come vengono prodotti i beni e quale sia l’impatto delle loro scelte di consumo. In questo scenario, i brand che scelgono di essere onesti su processi, valori e strategie si distinguono e guadagnano un vantaggio competitivo significativo.

Negli Stati Uniti, normative come il Corporate Transparency Act impongono alle aziende di dichiarare pubblicamente i propri assetti proprietari, garantendo maggiore chiarezza a consumatori e investitori. Questa tendenza alla trasparenza si sta consolidando a livello globale e per le imprese italiane rappresenta un’opportunità per allinearsi agli standard internazionali e rafforzare la propria presenza sui mercati esteri.

Comunicare in modo trasparente non significa semplicemente evitare dichiarazioni fuorvianti, ma costruire un dialogo aperto con il pubblico, rispondendo ai dubbi dei clienti, condividendo informazioni rilevanti e mostrando il “dietro le quinte” dell’azienda. Questo approccio da un lato genera fiducia e dall’altro contribuisce a creare un legame con il pubblico, trasformando la trasparenza in un asset strategico per la crescita.

Come implementare una strategia di marketing autentico

Come accennato, adottare un approccio autentico e trasparente non è solo una scelta etica, ma un vero e proprio vantaggio competitivo. Tuttavia, non basta dichiarare buone intenzioni: i consumatori sono attenti e sanno riconoscere quando un brand è realmente coerente con i valori che comunica. Per questo motivo, è fondamentale strutturare una strategia solida e credibile.

Ecco alcune azioni concrete per rendere la propria strategia di marketing più autentica:

  • Comunicare in modo chiaro e diretto: trasparenza significa eliminare ambiguità su prezzi, condizioni di vendita e gestione dei dati. Un consumatore ben informato è più propenso a fidarsi del brand e a stabilire un rapporto duraturo.
  • Valorizzare la storia aziendale: i brand che raccontano la propria evoluzione, le sfide affrontate e la visione che li guida creano connessioni più profonde con il pubblico. Condividere il dietro le quinte, mostrare il team e le fasi di produzione aiuta a umanizzare l’azienda.
  • Interagire con il pubblico in modo autentico: rispondere ai commenti sui social media, riconoscere le critiche e dare spazio alle opinioni dei clienti dimostra un impegno concreto nel creare un dialogo.
  • Dimostrare un impegno reale: la sostenibilità, il rispetto per i lavoratori e una produzione etica non devono essere solo dichiarati, ma supportati da azioni tangibili. Certificazioni, iniziative sociali e scelte aziendali coerenti con i valori dichiarati sono fondamentali per rafforzare la fiducia del pubblico.

Seguire questi principi aiuta a costruire un’identità di marca solida e riconoscibile, offrendo un posizionamento distintivo in un mercato sempre più attento alla credibilità delle aziende.

A chi rivolgersi per migliorare le proprie strategie di marketing e comunicare con più chiarezza?

Le aziende italiane hanno un’opportunità unica: sfruttare il crescente interesse globale verso brand autentici e trasparenti per affermarsi su nuovi mercati. Adottare strategie di marketing di questo tipo non è più una scelta opzionale, ma una necessità per restare al passo con i tempi e costruire una relazione duratura con i consumatori.

Noi di MGvision aiutiamo le aziende a trasformare la loro comunicazione in uno strumento efficace per accrescere visibilità e fiducia. Dalla strategia SEO all’advertising, dai contenuti per i social media alla creazione di siti web orientati alla conversione, offriamo soluzioni su misura per chi vuole distinguersi attraverso valori reali.

Se vuoi rendere il tuo brand più competitivo e creare un rapporto solido con il tuo pubblico, contattaci e ti forniremo una consulenza personalizzata. Insieme, possiamo trasformare il tuo marketing in una leva di crescita sostenibile e di successo.

Customer Lifetime Value: cos’è e perché è importante per la tua azienda

Cosa sapere sul Customer Lifetime Value, cos’è e come sfruttarlo nel marketing digitale

Se gestisci un’azienda e miri a costruire una relazione stabile con i tuoi clienti, dovresti sapere cos’è il Customer Lifetime Value (CLV) e in che modo questo indicatore può avvantaggiare il tuo business. 

Questo fattore è molto importante nel digital marketing in quanto consente di ottimizzare le strategie di marketing, massimizzare il rendimento sugli investimenti e migliorare la fidelizzazione dei clienti.  

Per spiegare meglio il Customer Lifetime Value cos’è possiamo partire dalla traduzione letterale del termine, ossia “valore nel tempo del cliente”. Il CLV è un dato importantissimo, che serve all’azienda per stimare il valore medio dei suoi clienti e definire quindi il margine di profitto che mediamente è possibile attendersi da ogni singolo cliente.

Per calcolare il CLV bisogna prendere in considerazione il fatturato generato in un arco di tempo specifico, che può essere anche qualche anno, sottrarre i costi e dividere il risultato per il numero di clienti con cui il business ha interagito.

Il valore medio dei clienti non è un dato semplice da stimare e difficilmente sarà veritiero al 100%, ma conoscerlo permette all’azienda di mettere in atto le proprie politiche con più consapevolezza. Se ad esempio sappiamo  quanto in media si può guadagnare da un cliente, è chiaro che l’investimento pubblicitario per acquisirlo non può superare tale cifra, altrimenti l’azienda invece di ottenere un profitto andrebbe in perdita.

Approfondiamo l’argomento e illustriamo meglio come si calcola e quali vantaggi offre questo indicatore.

Tutto sul Customer Lifetime Value: cos’è, a cosa serve e come ottimizzarlo

Come anticipato, il Customer Lifetime Value si rivela molto utile per capire in media quanto profitto porta all’azienda ogni singolo cliente. Sulla base di tale dato l’azienda può definire con maggiore consapevolezza i costi da destinare alle strategie da mettere in atto per acquisire i clienti, che ovviamente non devono superare i margini di profitto medi stimati.

Conoscere il Customer Lifetime Value può essere poi utile per dividere i clienti in più “Cluster”: top, medi e di basso livello, in base al loro grado di redditività per l’azienda

Questo permette anche di valutare il CLV di ognuno di questi livelli, si può ad esempio sapere quanto tempo i clienti “top” rimangono con l’azienda e quanto le permettono di guadagnare. Queste informazioni si rivelano utili per indirizzare strategie di marketing verso target specifici di clienti, per acquisire clienti top si può quindi decidere di investire di più in advertising rispetto alle altre fasce di clienti.

Altrettanto importante è monitorare il Customer Lifetime Value medio nel tempo. Una diminuzione del CLV non deve essere ignorata, potrebbe ad esempio indicare un calo della frequenza di acquisto perché il prodotto viene usato meno spesso. 

A tal proposito, qualche anno fa, Coca-Cola ha lanciato una campagna per ricordare ai clienti il piacere di gustare una Coca-Cola fresca anche a casa, durante i pasti, e non solo fuori con gli amici. L’obiettivo era proprio quello di contrastare il calo medio del CLV rilevato nel tempo. Anche Kraft ha seguito una strategia simile, creando una pubblicità per promuovere le Sottilette come ingrediente versatile in cucina, non limitato solo all’uso nei toast.

Come calcolare il valore di un cliente attraverso il CLV

Ma come calcolare in sostanza il Customer Lifetime Value (CLV)? Per farlo, è necessario tenere in considerazione:

  • il valore medio delle transazioni dei clienti
  • la frequenza di acquisto annua dei clienti
  • la durata media del rapporto tra cliente e azienda (in anni);
  • la percentuale di margine di guadagno per l’azienda sulla spesa del cliente.

Per calcolare il dato è necessario moltiplicare il valore medio di ogni transazione per la frequenza di acquisto annua e per la durata media della relazione con l’azienda. Una volta ottenuto questo risultato, bisogna sottrarre il costo di acquisizione del cliente e il costo sostenuto per fornire i prodotti o servizi. In questo modo, si ottiene il valore netto generato da ciascun cliente per l’azienda.

Ad esempio, consideriamo un e-commerce in cui il valore medio del carrello è di 50€, un cliente effettua due acquisti all’anno e continua a comprare per tre anni. Il fatturato totale generato dal cliente sarà dato dalla formula: 50€ x 2 x 3, che risulta in 300€. Da questo importo vanno però sottratti i costi sostenuti dall’azienda, come il costo di acquisizione del cliente, pari a 10€, e il costo unitario di ogni carrello, che ammonta a 20€. Pertanto, il CLV si calcola nel seguente modo: (50€ × 2 × 3) – 10€ – (20€ × 2 × 3) = 170€. Questo importo rappresenta il margine netto generato dal cliente prima delle imposte.

Per una stima più accurata del CLV è fondamentale considerare ulteriori variabili, come il tasso di abbandono dei clienti e il valore temporale del denaro. In questo contesto, l’uso di software gestionali può fornire un supporto efficace nell’elaborazione dei dati e nell’ottimizzazione delle strategie aziendali.

Ecco le possibili applicazioni del Customer Lifetime Value nel marketing

Il monitoraggio costante dei dati sul CLV fornisce, come spiegato, informazioni preziose per indirizzare gli investimenti aziendali e identificare le aree che necessitano di miglioramenti.

Ad esempio, è possibile stimare le vendite per l’anno successivo partendo dai volumi di vendita già certi e aggiungendo le previsioni di nuovi acquisti, calcolati sulla base dei clienti acquisiti grazie a una campagna promozionale.

L’obiettivo delle aziende che investono in pubblicità è mantenere il costo di acquisizione del cliente inferiore ai ricavi generati mediamente dai loro clienti, quindi inferiore al CLV.

Nel digital marketing, il Customer Lifetime Value (CLV) aiuta a valutare il potenziale di campagne su Google Ads o Facebook Ads destinate all’acquisizione di nuovi clienti: se l’azienda decide di investire un budget per acquisire un certo numero di clienti, il CLV permette di calcolare il ROI dell’investimento. Conoscendo il valore medio di ogni cliente e moltiplicandolo per il numero di clienti acquisiti tramite la campagna, si può stimare il ricavo futuro atteso.

Piattaforme come Facebook Ads e Google Ads consentono inoltre di monitorare in tempo reale il costo per acquisire ogni nuovo contatto. Conoscendo il CLV del cliente, diventa quindi possibile verificare se la spesa pubblicitaria è inferiore ai potenziali ricavi futuri.

Quali strategie adottare per migliorare il Customer Lifetime Value?

Il primo elemento utile per migliorare il Customer Lifetime Value è il valore medio di acquisto. Considerando le specificità del settore e le caratteristiche dei prodotti, le aziende possono adottare varie strategie per aumentare questo valore, come ad esempio incrementare il prezzo del servizio o del prodotto.

Per farlo, però, è importante giustificare il rialzo, ad esempio offrendo servizi aggiuntivi o complementari a quelli di base.

Un’altra strategia consiste nell’aumentare la frequenza di acquisto del cliente. Alcuni settori, più di altri, possono intensificare le vendite attraverso campagne pubblicitarie e di marketing che ricordino ai clienti il prodotto, suggerendo nuove modalità o occasioni di utilizzo, come ha fatto Coca-Cola nella campagna menzionata in precedenza.

Affidati a MGvision per sfruttare il CLV e far crescere il tuo business!

Come abbiamo visto, il Customer Lifetime Value è un indicatore essenziale per mantenere la redditività aziendale nel lungo periodo. Seguirne le variazioni nel contesto specifico del proprio settore aiuta le aziende a bilanciare i rischi a breve termine con le opportunità di guadagno futuro, ottimizzando così le strategie di marketing.

I dati del CLV, in particolare, consentono di perfezionare le campagne di advertising e comunicazione, adattandole a target specifici e scegliendo i canali più efficaci, come l’email marketing, i social media o le attività di retargeting. Tuttavia, monitorare e interpretare questi dati richiede competenze avanzate. Per questo motivo, rivolgersi a degli esperti può rappresentare un vantaggio competitivo non indifferente. In MGvision disponiamo di strumenti e metodologie che ci aiutano a calcolare il CLV con precisione, raccogliamo i dati necessari da canali come il sito web, i social media e l’e-commerce, al fine di ottenere una visione completa sul comportamento dei tuoi clienti.

Partendo da analisi accurate e best practice consolidate, possiamo supportarti nel raggiungere i tuoi obiettivi di business in modo strategico e mirato. Se vuoi scoprire di più su come il Customer Lifetime Value può valorizzare le tue campagne, contattaci per una consulenza dedicata: siamo pronti ad aiutarti a far crescere il tuo business!

Effetto wow nel marketing: come rendere memorabile l’esperienza utente

Sorprendere il pubblico e conquistare nuovi clienti: tutte le opportunità dell’effetto wow nel marketing 

Stupore, ammirazione, fascino, entusiasmo, soddisfazione, per riassumere questi concetti in una sola parola possiamo semplicemente dire: WOW!

Questo termine onomatopeico è perfetto per identificare qualcosa che ci lascia letteralmente a bocca aperta, stimolando in noi emozioni positive. 

Non a caso, il marketing ha adottato questo termine per descrivere strategie capaci di suscitare nei clienti un senso di meraviglia, lasciandoli piacevolmente sorpresi quando le loro aspettative vengono superate.

L’effetto wow nel marketing incentiva il passaparola tra le persone, permettendo di rafforzare la reputazione di un brand, favorisce la fidelizzazione dei clienti e permette anche di conquistarne di nuovi. In un mercato sempre più competitivo e dinamico, può aiutare le aziende ad emergere e a mantenere alto il livello di fedeltà, superando le attese di chi ha già scelto di affidarsi al marchio. 

Ma come si crea l’effetto wow? Scopriamolo!

Dal prodotto alle emozioni: il marketing che conquista con l’effetto wow

Se un tempo il marketing si concentrava sui prodotti, oggi ha spostato il suo focus sul cliente, perché per fidelizzare o conquistare nuovi consumatori non basta offrire qualità: bisogna creare un’esperienza capace di suscitare emozioni e superare le aspettative. Raggiungere l’effetto wow non è semplice, ma con una strategia ben studiata e un pizzico di creatività diventa un obiettivo realizzabile e, soprattutto, vincente.

Il primo passo per arrivare a questo risultato è l’analisi dei dati: numeri e informazioni che raccontano molto sui gusti, le abitudini e i desideri del proprio pubblico. Conoscere a fondo il target consente non solo di rispondere ai suoi bisogni, ma anche di anticiparli, offrendo soluzioni che stupiscono. Tuttavia, la conoscenza da sola non basta: per catturare davvero l’attenzione è necessario affiancare alla logica dei dati una buona dose di creatività.

Solo combinando intuizione e strategia è possibile sorprendere il cliente in modo piacevole, stimolando al contempo curiosità e interesse. Ed è proprio questa miscela di emozione e innovazione che trasforma un prodotto o un servizio in un’esperienza memorabile, capace di lasciare un segno e rafforzare il legame con il consumatore.

Come si crea l’effetto wow nel marketing?

Nulla viene lasciato al caso e non c’è spazio per l’improvvisazione: l’effetto wow nel marketing è sempre il frutto di un’attenta pianificazione. 

Nel volume Marketing 4.0, Philip Kotler, da molti definito “il padre del marketing”, indica, in particolare, i fattori che caratterizzano l’effetto wow:

  1. Enjoyment (apprezzamento).
  2. Experience (esperienza).
  3. Engagement (coinvolgimento).

L’effetto wow è stimolato da una reazione istintiva, quindi non razionale, che spinge ad apprezzare un prodotto o a focalizzare l’attenzione su questo.

Partendo dall’analisi dei desideri, delle ansie e dei bisogni del target di riferimento, è possibile studiare azioni, risposte e strategie per rendere l’esperienza di acquisto più appagante e coinvolgente

Per creare l’effetto wow è fondamentale instaurare un legame autentico con il cliente, ascoltandolo con attenzione e facendolo sentire compreso e valorizzato. Un rapporto costruito su misura, lo fa sentire unico e speciale, consolidando il suo legame con il brand. Le strategie per raggiungere questo obiettivo possono essere molteplici: ad esempio un messaggio personalizzato inviato via e-mail, una nota scritta a mano inserita nel pacco ordinato, o un gesto di cura che sorprenda piacevolmente.

L’essenziale è adottare un approccio collaborativo e disponibile, comunicando con cortesia e prontezza, anche quando si tratta di affrontare e risolvere eventuali problemi. Questo tipo di interazione, basata sull’empatia e sulla proattività, non solo soddisfa il cliente, ma lo conquista, trasformando un semplice servizio in un’esperienza memorabile.

In che modo si possono catturare l’attenzione e superare le aspettative dei clienti?

Una regola fondamentale è che la strategia di marketing finalizzata a creare l’effetto wow nei clienti di un’azienda sia sempre allineata con i valori del marchio. Se così non è, si corre il rischio di far sentire i clienti come manipolati, con conseguenze negative sulla reputazione del brand

Vediamo quindi alcuni esempi di come, nella pratica, si può raggiungere l’effetto wow:

  • Packaging spettacolare. Alcune aziende come la Apple hanno scelto di coccolare i loro clienti e sorprenderli realizzando confezioni minimaliste, ma molto curate, che trasformano ogni prodotto acquistato in un vero e proprio dono da scartare in modo quasi rituale. L’effetto wow può essere ottenuto anche offrendo ai clienti la possibilità di richiedere confezioni personalizzate.
  • Esperienze immersive. Molti store fisici si sono trasformati in luoghi dove i clienti possono vivere esperienze immersive e sensoriali mentre provano i prodotti in vendita. L’esperienza di acquisto può essere migliorata dall’applicazione della realtà virtuale e aumentata che consente di fare shopping online provando i prodotti virtualmente o visualizzandoli in 3D nella propria casa, proprio come consente di fare Amazon
  • Assistenti virtuali intelligenti. Migliorano l’esperienza di acquisto dei clienti su un e-commerce fornendo assistenza e risposte personalizzate ai clienti, aiutandoli anche nella comparazione dei prodotti. Un esempio è Sidekick, l’assistente virtuale di Shopify che si basa sull’Intelligenza Artificiale.
  • Programmi di fidelizzazione. Il vantaggio da offrire al cliente varia in base al settore e alle caratteristiche del brand; ad esempio, un programma di fidelizzazione può prevedere la possibilità di partecipare a eventi, di ottenere sconti su prodotti selezionati e altri regali inaspettati che coccolano il cliente. Per citarne uno possiamo menzionare il programma Beauty Insider di Sephora, che oltre agli omaggi ottenuti in base ad un sistema a punti, offre anche la possibilità di entrare in una community online dove condividere idee e consigli di bellezza con gli altri iscritti. 
  • Pubblicità sorprendenti. Una delle pubblicità meglio riuscite, capaci di scatenare l’effetto wow è senza dubbio la panchina senza seduta delle Nike posizionata in un parco di New York. Il logo del brand ben visibile sullo schienale e nessun posto dove sedersi è un chiaro messaggio da parte del brand sportivo ad abbandonare la sedentarietà per fare attività fisica, che può essere ovviamente migliore con l’attrezzatura Nike.

Come puoi trovare il tuo effetto wow?

Come abbiamo visto, le iniziative di marketing finalizzate a scatenare l’effetto wow possono essere varie e disparate: per ogni brand va individuata quella che meglio di tutte riesce a interpretarne i valori e la vision.

Se vuoi sorprendere i tuoi clienti ma non sai come identificare l’effetto wow che rappresenta al meglio la tua azienda, è il momento di confrontarti con i professionisti giusti. Solo un team con le competenze adeguate può aiutarti a trasformare un’idea in una strategia vincente.

Affidandoti a MGvision, troverai un gruppo di creativi e specialisti del marketing pronti a studiare le soluzioni più originali e coinvolgenti per conquistare il tuo pubblico. Con la loro esperienza e passione, potrai dare vita a progetti che lasciano il segno e rafforzano il legame con i tuoi clienti.

La nostra consulenza di web marketing può aiutarti ad emergere tra la concorrenza, facendo sì che tutti possano ricordarsi della tua azienda in modo positivo. Ti presenteremo varie proposte tra cui scegliere per creare l’effetto wow e individueremo insieme la strategia che meglio si adatta ai tuoi valori e ai tuoi obiettivi.

Accessibilità di un sito web: quanto incide sul valore del brand?

Abbattere le barriere digitali! L’importanza dell’accessibilità dei siti web

Vorresti ampliare il tuo pubblico, raggiungendo segmenti di utenti che spesso rimangono esclusi dall’esperienza digitale? Rendere un sito accessibile può essere la chiave per farlo, migliorando al contempo la percezione del tuo brand. 

Un sito web più inclusivo, infatti, apre le porte a un pubblico più esteso e diversificato, compresi gli utenti con disabilità fisiche o cognitive, temporanee o permanenti, che necessitano di configurazioni specifiche per navigare agevolmente. Investire in questo aspetto non rappresenta soltanto un gesto di responsabilità sociale, ma anche una strategia di branding: le aziende che dimostrano attenzione verso le esigenze di tutti risultano più attraenti e affidabili agli occhi dei consumatori.

In un mercato sempre più attento all’inclusione, investire nell’accessibilità dei siti web può fare la differenza. Ma cosa significa a livello pratico?

Ecco cosa rende un sito web davvero accessibile

I siti web accessibili sono progettati per essere fruibili da chiunque e senza restrizioni, quindi anche da persone che hanno disabilità visive, uditive, motorie o cognitive.

Sviluppatori e designer hanno il compito di mettere a disposizione di questi utenti tecnologie assistite, cioè strumenti, programmi informatici e dispositivi che consentano loro di superare barriere e ostacoli in favore di una corretta navigazione.

Alcuni dei principali strumenti che abbiamo oggi a disposizione per favorire l’accessibilità dei siti web sono:

  • Screen reader. Aiutano le persone con problemi visivi a utilizzare il computer convertendo il testo sullo schermo in formato audio;
  • Screen magnifier. Ingrandiscono i contenuti per facilitare la lettura;
  • Software di riconoscimento vocale. Traducono gli elementi audio in testi scritti;
  • Software di sintesi vocale. Convertono i testi in tracce audio;
  • Tastiere alternative. Sono dotate di tasti più grandi che possono essere programmati o dotati di controlli vocali;
  • Dispositivi di puntamento alternativi. Servono a spostare il cursore e sono ad esempio eye tracker, touch screen, trackpad.

La fruibilità dei contenuti multimediali varia a seconda del mezzo utilizzato e delle aree sensoriali coinvolte. Per un contenuto video, ad esempio, è necessario considerare sia l’audio sia la componente visiva, prevedendo l’uso di audiodescrizioni per utenti ipovedenti e sottotitoli per persone con difficoltà uditive.

In questo contesto, le tecnologie assistive giocano un ruolo fondamentale nell’agevolare l’accesso ai contenuti web per le persone con disabilità, consentendo loro di interagire con le varie funzionalità del sito. Tuttavia, la sola presenza di tali tecnologie non garantisce un accesso completo: se il sito web non rispetta i requisiti di accessibilità digitale, queste risorse possono entrare in conflitto tra loro, ostacolando di fatto l’esperienza dell’utente. Per questo motivo, è essenziale verificare l’accessibilità dei siti web e assicurarsi che siano progettati per offrire una fruizione inclusiva e senza barriere.

Linee guida e quadro normativo in tema di accessibilità dei siti

Il World Wide Web Consortium (W3C) ha sviluppato le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG), delle linee guida internazionali in cui vengono definiti gli standard che rendono i contenuti web fruibili a tutti.

Un prodotto informatico, secondo le WCAG, è accessibile se è:

  1. Percepibile: i contenuti devono essere disponibili in modalità diverse per permettere l’accesso anche a chi ha disabilità sensoriali.
  2. Utilizzabile: sia i contenuti sia la navigazione devono essere facilmente utilizzabili, consentendo agli utenti di interagire con il sito senza difficoltà.
  3. Comprensibile: i contenuti devono essere chiari e intuitivi, affinché gli utenti possano comprenderli senza ambiguità.
  4. Robusto: i contenuti devono essere compatibili con una vasta gamma di dispositivi e devono poter essere interpretati su diverse piattaforme e dispositivi in modo affidabile.

In relazione alle WCAG si possono individuare tre livelli di conformità che determinano il grado di accessibilità dei siti dove A è il livello base, AA è il livello intermedio e AAA è il livello più elevato di conformità che assicura quindi l’accesso completo ai contenuti.

Le WCAG hanno ispirato a livello europeo la direttiva (UE) 2019/882, nota anche come “European Accessibility Act”, finalizzata a rendere accessibili i siti delle aziende private.

In Italia tale direttiva è stata recepita dalla legge 4/2004, nota come “Legge Stanca”, che viene aggiornata in modo costante.

L’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) ha recepito le linee guida WCAG, fornendo indicazioni concrete per l’accessibilità dei siti che devono essere rispettate dalle organizzazioni pubbliche e private che forniscono servizi digitali. Per adeguarsi a quanto disposto dall’European Accessibility Act, tutti gli operatori economici devono rendere i loro siti web accessibili entro il 28 giugno 2025, basandosi sulle linee guida dell’AgID e dovranno presentare ogni anno la “Dichiarazione di Accessibilità” all’AgID in cui dovrà essere descritto il grado di conformità del loro sito alle linee guida WCAG in base a test condotti sull’accessibilità. 

Come si esegue la verifica di accessibilità dei siti web?

Gli elementi che puoi utilizzare per rendere il tuo sito accessibile agli utenti con disabilità sono diversi. Eccone alcune delle azioni che puoi mettere in campo:

  • descrivi i contenuti non testuali, inserisci quindi un testo alternativo nelle immagini grazie ad uno screen reader o un contenuto audio per gli  utenti sordi;
  • evita i lampi di luce che possono infastidire persone con epilessia fotosensibile;
  • definisci una struttura ordinata del sito con categorie e sottocategorie, titoli e sottotitoli, per venire incontro a persone con disabilità cognitiva, alle persone con ADHD o DSA che vengono confuse dalle variazioni dei contenuti;
  • opta per un font leggibile e abbastanza grande, con colori poco contrastanti, in questo modo vieni incontro alle persone con dislessia;
  • inserisci una descrizione testuale prima dei link e poi un nome univoco, usa le sottolineature per aiutare le persone a distinguerle dal testo normale;
  • utilizza forme e tabelle per facilitare la comprensione dei dati;
  • assicurati che il sito sia accessibile tramite tastiera perché alcune persone non possono utilizzare il mouse.

Per valutare l’accessibilità del tuo sito web puoi utilizzare due strumenti online gratuiti: AChecker e Web Accessibility Evaluation Tool (WAVE). Inserendo l’url del sito puoi accertare la sua conformità alle WCAG, avere un report sugli errori presenti e consigli su come correggerli. 

Progettare siti web accessibili? È facile se ti affidi a degli esperti!

Come abbiamo visto, avere un sito web accessibile rafforza la tua brand awareness e la brand reputation consentendo inoltre di raggiungere un pubblico più ampio. Tutto ciò si inserisce perfettamente anche in una strategia SEO finalizzata ad aumentare la tua visibilità online: i motori di ricerca come Google premiano infatti i siti che risultano maggiormente fruibili, posizionandoli più in alto nei risultati di ricerca. 

Il sito web quindi è molto più che una semplice vetrina, possiamo considerarlo un biglietto da visita fondamentale, che lascia intuire chiaramente i valori e la vision della tua azienda. Proprio per questo, la cosa migliore che puoi fare è affidarti a professionisti che sappiano studiarlo e realizzarlo in modo conforme alle tue esigenze e nel rispetto delle linee guida in tema di accessibilità.

In MGvision puoi trovare un team di esperti pronto a sviluppare per te Content e UX Design di un sito web inclusivo e fruibile in ogni sua parte da tutti i tuoi clienti acquisiti e potenziali. Se invece disponi già di una tua pagina web, possiamo migliorarne le prestazioni eliminando gli errori presenti. 

Richiedi la nostra consulenza SEO per aumentare la tua visibilità sul web, acquisire nuovi contatti e incrementare il tuo fatturato!

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